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lunedì 24 marzo 2014

LASCIO LA PAROLA A CHI HA LETTO IL MIO ROMANZO...
In due occasioni mi è capitato di recensire dei libri; non è mai cosa facile, soprattutto se in prima persona conosci il piacevole ma articolato mondo della scrittura. E' difficile restarne distaccati e vivi la recensione con la paura di lasciarti sopraffare dalla tua esperienza. Questo vale anche per qualunque libro ti passi tra le mani. Dal momento in cui intraprendi il cammino di prosatore, il tuo punto di vista di lettore muta. Quando però la recensione è un impegno che hai preso, ti chiudi nel baluardo e lasci fuori le "intromissioni". Ovviamente questa è la mia storia da recensore alle prime armi.
Successivamente viene il giorno in cui la casa editrice ti annuncia che il tuo romanzo è stato scelto per essere recensito; e qui tutto cambia. Per la paura, oltre a restare nel baluardo decidi di indossare un'armatura. Paura... qualcuno pubblicamente esprimerà un parere sul tuo romanzo. Sono stati giorni di lunga attesa. I miei pensieri si concludevano sempre con dei punti interrogativi. 
Sabato 22 Marzo "finalmente" - perché logorarsi non fa bene a nessuno -  la recensione è arrivata tra le mie mani... 
Non voglio aggiungere altro... solo GRAZIE a Giuliana Borghesani.


"L'altra faccia del Cammeo" di Annamaria Zito, Edizioni Leucotea 2014, recensione di Giuliana Borghesani.

Non leggevo un romanzo di questo genere dagli anni della mia giovinezza, quando i grandi romanzi romantici di Francia e Inghilterra erano il pane quotidiano per una giovane divoratrice di libri quale ero, e sono, benché ormai non più tanto giovane: un cammeo che passa di mano in mano tra le donne di una stessa famiglia, ma che forse, se avesse una volontà propria, sceglierebbe ben altro, figlie e madri, estranei che sanno condividere l'amicizia e l'affetto più di chi ce lo dovrebbe regalare per "legge". Ci sono tutti gli elementi dei romanzi, soprattutto francesi, del 1800, amore, morte, invidia, gelosia, soldi, perché no, anche di denaro si parla e, come sempre, questo avvelena anche i rapporti più stretti. Un romanzo di donne, in qualche modo, perché gli uomini, a me pare, fanno da sfondo, e non sempre positivo, se non qualcuno, certo non quelli da cui ci si aspetterebbe sostegno. Lascia sorpresi la fine del romanzo, o meglio, forse ci si aspetterebbe un esito diverso, ma probabilmente nel tempo in cui si svolge la storia questo corrisponde meglio alla realtà. La scrittura è ricca di colore, di profumi, che sembrano prendere forma, tanto che sembra quasi più consono alle scene pugliesi che a quelle francesi, perché questi sono i due luoghi in cui la storia è ambientata.


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